Una piccola passeggiata fuori programma, un lungo caffè americano e un nuovo post.
Una di queste mattine, io e Mattia, il mio fidanzato, ci siamo ritrovati a girare, tra una folla di turisti, per alcune vie storiche di Cagliari.
In effetti, con la macchina fotografica al collo e i vestiti casual, non potevamo che sembrare anche noi dei crocieristi.
Magari fosse stato vero!
Comunque, è stato il momento perfetto per indossare la mia jumpsuit con i pantaloni palazzo, di Bershka. Un amore a prima vista!
Quando ricerco la comodità, ho sempre paura di esagerare e dover rinunciare a stile e femminilità, ma questa tuta mi ha evitato il problema, quindi non posso non amarla.
A proposito! Queste sono le ultime foto con “Il Nome della Rosa”. Ebbene si, L’ho finito!
Premetto che non sono una critica di libri e non mi permetto di fare recensioni. Sono solo una lettrice accanita.
Devo dire che questo libro mi ha entusiasmato molto.
Non è stata la storia in sé a colpirmi, ma tutta una serie di altre cose.
Mi è piaciuta l’idea di uno Sherlock Holmes medievale con il suo Watson, e l’intreccio tra romanzo giallo, storico e gotico, con un’aria cupa che aleggia costante, durante tutta la vicenda.
Più di tutto, come avevo già scritto, mi è piaciuto il livello culturale, con descrizioni dettagliate e citazioni complesse, che evidenziano quale grande conoscitore fosse Umberto Eco.
Le deduzioni sono laboriose ma plausibili e i ragionamenti filosofici mi hanno fatto piacevolmente ragionare e riflettere. La storia, a volte, rallenta molto, ma, tra omicidi, indagini, discussioni dotte, segreti e indizi, c’è sempre qualcosa che tiene in tensione e lega a questo libro finché non è finito.
Ora, purtroppo, devo rimetterlo nella mia libreria, ma ammetto che vorrei ritornare in quella biblioteca labirintica nella quale ho vissuto in queste settimane e che sono riuscita a immaginare nei minimi dettagli,
anche se alla fine….